DA PRIMADANOI.IT
Megalò: le contraddizioni straripanti della Regione
Argomento: ApprofondimentiCome la Regione è riuscita a dare i pareri favorevoli per la costruzione dell'ennesimo centro commerciale su un'area che lo stesso ente aveva già dichiarato "ad alto rischio esondazioni". La storia del Megalò: il nuovo sogno economico di Chieti Scalo costruito a due passi dal fiume Pescara.
INCHIESTA PUBBLICATA SUL MENSILE ZAC DI FEBBRAIO 2005
di Alessandro Biancardi
“Volere è potere”: qualunque buon educatore lo ripete spesso, se poi si lavora
in squadra il risultato è garantito. Lo dimostra anche questa storia che sembra essere insieme un monumento alla politica alacre ma anche a quella distratta e grossolana (nella migliore della ipotesi). Diciamo subito che si parlerà di un centro commerciale- il Megalò- o per dirla nel linguaggio vago e fumoso del burocratese “parco tematico commerciale” di contrada Santa Filomena di Chieti Scalo. Non che l’Abruzzo sia esattamente quella regione che avesse bisogno di un nuovo insediamento per una grossa distribuzione nell’area metropolitana. Anzi, siamo precisamente al quarto posto in Italia nel rapporto tra abitanti e superficie di vendita (236,9 mq/10.000 abitanti), preceduti solo da Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
«Con il centro di Santa Filomena la nostra regione conquisterà il primato dei
primati», secondo la Confesercenti che individua nell’area un bacino di utenza di circa 400mila persone ma le grosse distribuzioni sono già più di quattro. Ma se proprio bisogna costruire, che si faccia: nuovi posti di lavoro, nuove opportunità, volano del consumo, l’economia che finalmente gira, voti e lottizzazioni. Ora, è vero che l’Abruzzo non è una regione vastissima ma gli spazi (adeguati) per costruire un nuovo mostro di cemento ci sarà pure: basta guardarsi un po’ intorno. Una cinquantina di ettari libero dovrebbe esserci ancora, nonostante scempi paesaggistici più o meno noti. Invece no, il nostro “parco tematico commerciale” l’hanno dovuto costruire al ridosso del fiume Pescara. E non in una zona qualunque, sicura e adeguata. La scelta è ricaduta esattamente nella zona più vasta, lungo tutto il percorso del
fiume, a più alto rischio di esondazione. Proprio lì. Sembra fatto a posta. Ma andiamo con ordine.
LA GENESI
“Il programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio” detto Prusst e denominato “La città lineare della costa” parte con un bando del Comune di Chieti nel 1998. La “Società agricola immobiliare Aterno” smania di partecipare al banchetto e propone «un intervento in località Santa Filomena» che viene ritenuto «meritevole di accoglimento» (Consiglio comunale del 29 luglio 1999). All’epoca il consigliere comunale dei Ds, Salvatore Siciliano, presentò una interrogazione al sindaco Cucullo per fare luce su un doppio passaggio di proprietà di terreni. Dopo l'ok degli organi preposti, secondo la ricostruzione di Siciliano, il terreno passò dalla “Società agricola immobiliare Aterno” alla Bernardi di Nola
e da questa alla Sirecc di Imola, con la quale infine il Comune ha stipulato la convenzione. Il 13 agosto 1999 la giunta regionale approva e trasmette al ministero dei Lavori pubblici “la città lineare della costa”. Nel programma il Comune è parte integrante. E’ poi la volta del ministero dei Lavori pubblici che approva e finanzia il progetto (19 aprile 2000), segue la stipula del protocollo d’intesa
tra Regione e ministero (23 ottobre 2000), infine, dopo un iter durato 4 anni, la Regione approva l’accordo di programma: finalmente possono partire i lavori.
A L’Aquila sono presenti e firmano: il responsabile del procedimento Armando Rampini, il dirigente aree urbane Dario Bafile, il direttore regionale Francesco D’Ascanio, l’assessore Giorgio De Matteis ed il governatore Giovanni Pace. E’ fatta.
IL PROGETTO
Su una area di poco più di 40 ettari sono previsti diversi manufatti per un importo approssimativo dei lavori di circa 100milioni di euro. C’è un «parco fluviale», «impianti sportivi», «una multisala» e non poteva mancare «un albergo da 140 camere». In aggiunta è stata prevista la parte commerciale, spazi per svariati metri quadrati, inclusa una
galleria, per l’accasamento di nuovi marchi che gestiscono la grossa
distribuzione.
Nel tempo –forse per dare vigore e credibilità all’opera- si è sempre affiancato il nome dell’Ikea, il colosso norvegese del mobile componibile. Dato per certo fino a qualche settimana fa, da alcuni giorni si parla di un abbandono. In realtà contattata da Zac Ikea dice che «sono state fatte proposte e abbiamo visionato diversi siti, ma una scelta definitiva ancora non c’è perchè questo progetto attualmente non riveste per noi grande priorità». Gli interessi più appetibili sono quelli che gravitano nel Triveneto, Sicilia e Puglia. Questo smentisce qualunque decisione ufficiale nel passato di un avvento di kea.
L’area di cantiere sorge ad appena 150 metri dall’argine del fiume Pescara. Ma non vi sarebbero pericoli di sorta in caso di esondazione del fiume (peraltro non rara in quel punto) secondo la documentazione servita per approvare il progetto plurimilionario. Nello studio idrogeologico firmato dall’ingegnere e progettista chietino
Domenico Merlino e datato 3 settembre 2001 si legge: «l’area non è compromessa in caso di edificabilità dall’ipotesi di esondazione». Non è compromessa, tuttavia occorre tirare su «argini di salvaguardia» alti anche 11 metri e «l’innalzamento del piano di posa degli edifici» così da «garantire l’incolumità dei luoghi». E meno male che il fiume non fa paura. Il progetto prevede inoltre anche la realizzazione di «vasche di accumulo posizionate tra l’argine e l’area di cantiere». Insomma, del fiume si erano accorti ed avevano previsto imponenti
opere per sbarrare l’avanzata in caso di imbizzarrimento delle acque. Era, dunque, proprio necessario costruire “il mostro” proprio lì? Affrontando peraltro spese maggiori? Ma tutto era stato ampiamente calcolato.
LO STUDIO DI FATTIBILITA’ AMBIENTALE.
Nel 1988 il sito viene stralciato dall’ambito fluviale numero 10 (Pescara-Tirino-Sagittario) ma è tale studio -ancora firmato dall’ingegnere Merlino- che affronta il problema idrogeologico. Il problema è: cosa succede in caso di piena? Che effetti vi saranno a valle? La risposta: «le soluzioni adottate sono cautelative sia rispetto all’area e quindi agli edifici da realizzarsi, sia rispetto alle zone poste a valle». Questo studio dell’aprile 2001 considera sufficienti le «vasche di compensazione» in caso di piena perché «tratterrebbero una idonea
quantità di acqua evitando velocità e portate elevate disastrose». Fra il greto del fiume e l’argine artificiale corrono 150 metri ed in mezzo una strada. Cosa succede alla strada in caso di piena? Il tracciato scompare (è successo il 13 dicembre 2004) e la terra trascinata dal fiume a mare. Per quanto riguarda gli argini, per la federazione dei Verdi, sono alti 11 metri, per il progettista 3. «In conclusione stante le accortezze progettuali di cui sopra si ritiene l’opera fattibile e non portatrice di fenomeni inquinanti e dannosi per l’ambiente, anzi con la realizzazione del parco fluviale si intraprende la via della riqualificazione». Firmato Merlino.
Grazie a questi studi l’iter è andato avanti fino al luglio 2002, promosso a pieni voti dalla Regione.
Da una parte, allora la giunta Pace (ma anche la Provincia di Chieti con Mauro Febbo ed il
Comune con Nicola Cucullo) ha fortemente voluto l’insediamento di Santa Filomena e firmava le carte per dare l’avvio al cantiere, dall’altra, pochi mesi più tardi -ma a cose fatte-, la stessa Regione dava mandato di stilare il piano delle alluvioni ed indicava quell’area vicino al Ponte delle fascine, a Chieti Scalo, «altamente pericolosa»
(VEDI CARTINA). Una bella contraddizione. A che serve una mappa per il rischio esondazioni se poi nelle aree indicate non si
costruisce mica una casettina ma un centro commerciale di 40 ettari? Se la mappa ha valore quel centro commerciale è costruito in un’area «altamente pericolosa» (come provano gli enormi argini artificiali), altrimenti la Regione ha speso inutilmente i soldi per le consulenze dei tecnici che hanno redatto quello studio.
Che fare allora del grande Megalò”? Fermare tutto e mandare all’aria accordi, strette di mani e spartizioni? No, meglio fare finta di niente ed andare avanti come se nulla fosse. La cartina “Studi idraulici per la mappatura delle aree inondabili” porta la firma degli esperti Fioretto, Pattaro e Boccato incaricati per conto della Regione di individuare rischi di esondazione di tutti i fiumi d’Abruzzo. La data riportata è quella del 12 dicembre 2002, appena cinque mesi dopo l’approvazione della Regione, quando il cantiere non era nemmeno stato delimitato (dunque si poteva fermare). La contraddizione e l’assurdità è facilmente documentabile attraverso una visita al sito Internet della Regione Abruzzo.
Di colpo il nuovo studio considera il sito «a pericolosità molto elevata»: il fiume e la vergogna rischia di travolgere il Megalò. Ma non ci sono piene che possano spazzare via la buona volontà dei nostri politici, a tutti i livelli. E così, a tappe forzate, i lavori proseguono. A rincarare la dose un altro recente studio, firmato dal dottor Rossetti, commissionato dal Comune di Chieti come pezza di appoggio al costituendo Prg, considera quell’«area con pericolo potenziale». E sono due.
Quello dei Verdi non è il
primo esposto; c’è chi ha chiesto anche l’intervento del presidente della Repubblica come l’associazione Italia Nostra. Nello specifico Edvige Ricci, Angelo Tontodimamma e Luca Luciani esprimono grave preoccupazione per la
maestosità delle opere e chiedono spiegazioni. Inoltre, ritengono molto
pericolosi e gravi gli eventuali effetti sul fiume direttamente sulla città di Pescara nei pressi della foce». Secondo i Verdi gli argini artificiali costruiti per difendere il centro commerciale avrebbe già manifestato i loro nefasti effetti. «Lo scorso 13 dicembre», hanno rivelato i Verdi, «il fiume Pescara, nonostante la pioggia non fosse caduta in maniera violenta e persistente, stava per superare gli argini proprio nel centro della città. Di certo la diga foranea non facilita il deflusso».
Cosa succederà ora? Qualcosa cambierà?
La Regione a quale sua decisione darà più credito? Per ora ci sembra che la legge sia stata almeno accantonata: un film già visto.
CHI COSTRUISCE?
I nomi sono sempre gli stessi. La società appaltante e l’impresa esecutrice dei lavori sono la Sirecc srl di Imola e Cesi, società cooperativa sempre di Imola, poi subentra l’associazione temporanea di impresa di Rocco e Domenico Di Marzio,
Dino Di Vincenzo. Il coordinamento della progettazione è della Zeta consulting del geometra Giuseppe Zanello, il responsabile dei lavori Claudio ferretti, progettista Domenico Merlino. Inizio dei lavori 12 maggio 2003, 5 mesi dopo la dichiarazione della regione di «alta pericolosità» dell’area.
LA
SORPRESA.
Di distrazioni ne sono state commesse alcune inspiegabili. Come si vede nella foto del cartello posizionato in luogo appartato e quasi inaccessibile il «nome del responsabile unico del procedimento» è l’ingegner Nicola Di Muzio, dirigente del settore lavori pubblici del comune di Chieti. Sollecitato da ZAC ha riferito di non saperne nulla asserendo -non senza stupore- che «di carte non ne aveva firmate» e che doveva trattarsi di un equivoco «anche perché non riceverò una
parcella per questo». Immediatamente è scattata da parte di Di Muzio la telefonata al progettista Merlino che non ha saputo dare spiegazioni
sull’errore. «Il nome sarà cambiato», ha assicurato al telefono lo stesso
progettista e direttore dei lavori.
L’intervista
Il progettista: «Pericolo esondazioni? La Regione si sbaglia»
E’ il padre del progetto del parco tematico commerciale. Al suo attivo ha diverse opere plurimilionarie, la maggior parte delle quali pensate per enti pubblici, che hanno fatto di Domenico Merlino uno fra gli ingegneri teatini più quotati.
Fra i progetti più importanti (come si può leggere nel suo sito internet
personale) ci sono anche, per il programma Prusst, la realizzazione di «attività industriali e commerciali», importo: 75milioni di euro; la progettazione del «centro artigianale, commerciale e direzionale a Chieti», importo 50 milioni di euro; la redazione della «scheda progetto per programma Prusst: Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara», importo 30 milioni di euro.
Ingegnere Merlino quando terminerà il primo lotto dei lavori del parco tematico commerciale?
«Il primo lotto dei lavori terminerà il prossimo 11 maggio. In questa fase saranno ultimati i 62mila metri quadrati del corpo espositivo, della multisala e del ristorante, con soli 5 mila metri destinati alla commercializzazione di alimentari».
Si è parlato insistentemente sui giornali dell’apertura di un punto vendita Ikea…
«Come ho detto il primo lotto non può prevedere spazi espositivi che possono interessare Ikea. Nel secondo lotto, invece, è un blocco da 26mila metri quadrati a due livelli e sarà destinato alla vendita di mobili e casalinghi, ad un centro congressi e ad un albergo. Questa seconda parte potrebbe essere appetibile per il colosso dei mobili. Si calcoli che i lavori saranno completati entro il 2007. In verità non so come sia saltato fuori il nome Ikea, forse per simpatia, forse per strumentalizzazione o confusione».
Il progetto parla anche di un “parco fluviale”. Di cosa si tratta precisamente?
«Rientra nella prima parte dei lavori e sarà ultimato entro maggio. E’
costituito da un percorso vita, verde attrezzato, alberi, panchine ed occuperà la fascia tra il fiume e gli argini artificiali larga tra i 120 ed i 150 metri e lunga quasi tre chilometri».
Perché sono stati costruiti argini artificiali?
«L’argine che abbiamo costruito serve per mettere in sicurezza le costruzione che sono situate su un piano più alto. Gli argini sono stati pensati per poter contenere la piena più imponente degli ultimi 2000 anni. Sono stati fatti studi con modelli matematici e proiezione temporale di lunghissimo periodo, dunque posso asserire che non vi sarà nessun pericolo».
Se gli argini servono ad arginare ed il parco è fra il fiume e la diga,
allora vuol dire che il parco sarà inondato in caso di esondazione…
«Certo, il parco si allaga ma è stato pensato perché quando l’acqua si ritira tutto ritorni al proprio posto. Tutto sarà in armonia con l’ambiente, anche perché è necessaria una “cassa di espansione” per l’acqua che deve defluire, per evitare danni a valle».
Anche la strada sarà inondata…
«Le strade del parco fluviale saranno costruite con materiali speciali, mentre la strada del cantiere sarà eliminata».
E della mappa dei rischi esondazione della Regione che cosa dice?
«Diciamo che quell’area era già edificabile e che i Prusst hanno valenza
pubblica e per questo hanno iter diversi e velocizzati. La Regione ha approvato il nostro progetto e solo in seguito è stata stilata la mappa dei rischi. E’ un provvedimento successivo che non ha valenza retroattiva, dunque non ci sono
problemi».
La Regione ha approvato il suo progetto ma ha anche detto che l’area di Santa Filomena è pericolosa…
«A questo punto dico che la Regione si sbaglia. Noi abbiamo tutti gli argomenti per dimostrare la legittimità di quanto abbiamo fatto finora».
In definitiva, a lavori ultimati, pensa che si potrà parlare di
“riqualificazione”?
«Fatevi un giro lungo gli argini del fiume Pescara: ovunque lavatrici,
frigoriferi, pneumatici e spazzatura. Noi renderemo quell’area vivibile e
praticabile, più bella di prima».
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