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L'Aquila si sfoga sul web
Due ragazzi aquilani creano il blog "Dice che": pettegolezzi, battute e sfottò ai politici. In quattro mesi, il sito ha collezionato 1.573 messaggi
di Giuliano Di Tanna
E’ un blog che si chiama «Dice che» - sottotitolo «Le chiacchiere della gente» - e si trova all’indirizzo diceche.com. Raccoglie sfoghi, battute, video e altro. Sono gli aquilani che parlano di loro stessi e della città dopo il terremoto del 6 aprile. In quattro mesi, il sito - che ha avuto una vetrina nazionale con un articolo sulla rivista Panorama - ha collezionato 1.573 messaggi, tutti (o quasi) introdotti da un rituale «dice che». Ce n’è per tutti i gusti: dal gioco di parole (dice che co su sciame pure alle api gli spettano le casette) allo sfottò politicamente scorretto (dice che Stefania Pezzopane prima del terremoto era alta).
A inventarselo sono stati due ragazzi dell’Aquila, amici d’i nfanzia, Francesco Paolucci e Mauro Montarsi, che nella homepage del sito sono fotografati seduti su una panchina - impassibili come due copisti-archivisti flaubertiani -, uno che legge Libero, l’a ltro l’Unità, come ad avvertire: toglietevi dalla testa di poterci inquadrare politicamente.
Sul sito si presentano così: «Maurom e Franciscus si conoscono dal 1982 circa. Prima del terremoto vivevano nel quartiere di Pettino a dieci metri di distanza l’uno dall’altro, dopo il 6 aprile la distanza si è accorciata, le loro roulottes distano ora una manciata di centimetri. La mini roulotte di Franciscus è simbolo di vita parca e raccolta, mentre la dimora estiva di Maurom, chiamata anche “Villa cialde amore e fantasia”, è epicentro di kermesse continue e di incontri mondani. Maurom vive d’espedienti, Franciscus li riprende». Che Maurom e Franciscus avessero, fin dall’� inizio, le idee chiare sul loro blog lo si capisce anche dal fatto che, già dall’estate, avevano pronte le t-shirt col logo «Dice che». E’ del 4 agosto il lancio sul blog, con tanto di foto di un prototipo di maglietta (prezzo 10 euro), firmato M&F, alla maniera di D&G, Dolce e Gabbana: un autosberleffo.
Come Bouvard e Pécuchet, Maurom e Franciscus, raccolgono, ordinano per argomento, pubblicano. Che cosa? Il maelstrom verbale e visivo scatenato dal terremoto in una città già di per sè auto-ironica e disincantata al punto da celebrare la Festa delle malelingue, ogni 21 gennaio, giorno di Sant’Agnese. E, quindi - sì - dicerie inventate di sana pianta, pettegolezzi, ma anche denunce, segnalazioni, Sos pratici e psichici. Un esempio? Ecco un estratto dei messaggi del 6 dicembre.
Ciao «dice che co quanti vip so venuti, mo su la collina de Roio ce scrivono Holliwod».
Mira «dice che mo che rrapre Ju Boss (un pub dell’Aquila ndr), le assegnazioni deji bicchieri la fa Bertolaso».
Massimiliano «dice che se eremmo tutti tassi non ci steano problemi a paga’ le tasse»; e ancora lui, qualche secondo dopo, «dice che la carispaq è la banca che te sta vicino talmente tanto che te se mette arrete e loco spigne».
Diceche.com funziona come un Vernacoliere in dialetto aquilano, anziché livornese, un busto di Pasquino elettronico, un luogo dove sfogarsi contro il potere e i potenti, con licenza di beceraggine.
L’8 dicembre, uno dei pasquini aquilani più prolifici si presenta sotto il nickname di peppò e scrive: «o ma dice che quest’anno ji pandori e ji panettù sò chiù bassi pe rispettà ji regolamenti sismici». Sempre lui aggiunge: «dice che dopo j’affrescu deju 700 che hanno troatu a San Pietro a Coppito, pare che hanno retroato na guantiera ancora sana e in perfetta conservaziò deji mitici tramezzini de scataglini (mo vatte a spiegà che era scataglini e quji tramizzini.. ancora me ji sogno)».
Bracioletta, invece, torna con il ricordo alla metropolitana, una delle incompiute più discusse della storia cittadina, un progetto che oggi - dopo il 6 aprile - sembra un rigurgito di preistoria più che un annuncio di futuro: «dice che resmontano tutti ji pali della metro cuscì a nisciunu pò vinì mmente de mpiccacci Tempesta e compari. Che cazzata immane la metropolitana a L’Aquila».
Nel messaggio 1573 numero, l’ultimo, di ieri sera, giusy «dice che: hannu sfollato pure ju pajaccio de ju Mac Donald e j’hannu fatto la casetta antisismica». Ma nei thread delle discussioni spunta a intermittenza anche un tono elegiaco che la dice lunga sui tempi necessari ad elaborare il lutto.
Due giorni fa, il solito peppò scriveva: «annalà ma te ricurdi le ji bignè che vennea la pasticceria cullù a via delle tre marie??? quatrà esso è triste a dillo. ma tutto quello che teneamo e chi ce lo reà! quelle belle serate a buzzicu barattulu (un gioco dei ragazzini all’Aquila ndr) ma speremo che si quatrani la potranno revedè come la semo vista nojatri».
(13 dicembre 2009)
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