Se di vostro gradimento,
potete pubblicare il mio articolo, allegato:
"Gli ospedali devono essere grandi ed efficaci"
Saluti Andrea Polidoro, Ripa Teatina,
L'Italia è il luogo in cui lo status quo non può mai cambiare. Forse per non toccare privilegi tanto radicati quanto iniqui, forse per indolenza, forse per paura, forse per nessun vero motivo. E quando qualcuno mette mano per cambiare qualcosa, ecco che i dormienti di sempre si svegliano e, stiracchiandosi, cominciano a protestare. Non importa contro cosa, l'importante è protestare per impedire ogni cambiamento. Ma questo non è l'atteggiamento di un paese che vuole crescere e migliorarsi.
Io sono il primo a desiderare un sistema sanitario efficace e capillare. Però, obiettivamente, mantenere in uno stato di sopravvivenza tutta una sfilza di piccoli ospedali, non ha molto senso. Hanno dei costi, spesso notevoli. Ma soprattutto non sono efficaci. Dico efficaci, perché non metto in dubbio che siano efficienti. L'efficienza è legata all'abilità e alla motivazione del personale che vi lavora, l'efficacia è, invece, il risultato della disponibilità di attrezzature, strumentazione ed esperienza nel settore, maturata trattando quotidianamente con pazienti affetti dalle più svariate patologie. Gli ospedali devono essere grandi, ottimamente equipaggiati e colmi di esperienza medico-scientifica. E' meglio farsi curare da un ospedale e da medici che conoscono a menadito il nostro male, che recarsi comodamente all'ospedale dietro l'angolo di casa, dove però la strumentazione è superata e probabilmente il medico che ci assiste ha un'esperienza limitata sulla nostra malattia.
L'Italia è il paese, dove non si possono fare tagli al personale; neanche se fossero giusti e necessari. E' una contrarietà assoluta e totale. Comunque, per carità, sono convinto che tagliare i piccoli ospedali non significhi licenziare il personale. Semplicemente utilizzarlo in maniera diversa. Infatti andrebbero, certamente, potenziate a livello locale le strutture di pronto soccorso, i poliambulatori, l'assistenza domiciliare. I laboratori per i prelievi del sangue per le analisi resterebbero. Inoltre, i grandi ospedali dovrebbero ampliarsi e quindi avrebbero bisogno di nuovi medici, infermieri, personale di supporto, amministrativo ed altro e quindi si potrebbe spostare il personale dal piccolo ospedale al grande ospedale. Forse a differenza di quello che accade oggi, qualcuno dovrebbe fare 30-40 km al giorno per andare a lavorare? Bè non è un problema, io, ad esempio, lo faccio tutti i giorni e lo ritengo normale.
E' vero che una transizione del genere, sacrosanta per me, dovrebbe essere accompagnata da tutta una serie di provvedimenti paralleli e compensativi. Oltre alle già citate ricollocazioni del personale, dovrebbero essere create nuove tratte di autobus per collegare meglio i piccoli paesi con i grandi ospedali; dovrebbero essere rilasciate nuove licenze per dare la possibilità a bar e servizi connessi con gli ospedali di spostare e continuare la propria attività in altre zone della città; si dovrebbero prevedere e risolvere tutti i disagi, iniziali, che una trasformazione di questo tipo potrebbe provocare.
Non si può ridurre il tutto ad una semplice e drammatica sforbiciata. Ma la direzione è quella giusta. Noi abruzzesi vogliamo fidarci delle nostre strutture sanitarie e ora come ora non ci sentiamo di farlo: ce ne accorgiamo nel momento di vero bisogno, di fronte ad una malattia seria, sfido chiunque a dire di non avere amici e conoscenti che sono andati o vanno a curarsi nelle eccellenze degli ospedali di Modena, Milano e Bologna.
Inoltre, alzando il livello medico-scientifico dei grandi ospedali, anche gli ospedali privati dovrebbero adeguarsi, determinando una reale concorrenza virtuosa tra pubblico e privato che genererebbe ulteriori benefici per il nostro sistema sanitario regionale e quindi per la nostra salute.
Nel frattempo, credo sia sempre utile, e qui è compito dei buoni giornali e dei blog impegnati, mostrare ai cittadini i confronti tra le realtà sanitarie delle diverse regioni e rendere noto ai cittadini quanto spende e cosa offre una regione come l'Emilia Romagna per servire una popolazione di un milione e trecentomila persone e quanto, invece, spende e offre a confronto la nostra regione!
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