03/07/10

Le 5 miglia della Prestigiacomo: piccole misure, grandi disastri

Le 5 miglia della Prestigiacomo: piccole misure, grandi disastri

This entry was posted sabato, 3 luglio, 2010 at 11:52

Off limits una fascia di 5 miglia per tutte le coste italiane. Prestigiacomo: «Colmato un vuoto normativo a difesa del nostro mare e dei nostri gioielli naturalistici»

Così titola il comunicato stampa del Ministero dell’Ambiente.
Il messaggio è lanciato, gli italiani possono tranquillizzarsi: il governo vigila sulle nostre coste, sul nostro mare e sui “gioielli naturalistici”, nessuna Louisiana è possibile da noi. Basta dimenticarsi dello scempio che quotidianamente si attua sui nostri beni ambientali e culturali.
Purtroppo, come ci insegna l’esperienza di questi anni di proclami mediatici a cui fa seguito il nulla o quasi, dato che il testo del decreto di riforma non c’è ancora, abbiamo cercato di leggere tra le righe di questo scarno comunicato cosa c’è almeno per il nostro Abruzzo.
Intanto, sbandierare il limite di 5 miglia (circa 9 km) come garanzia da qualsiasi disastro, significa dimenticare o fingere di dimenticare che il pozzo della Deepwater Horizon era collocato a circa 52 miglia e questo non ha salvato le coste della Louisiana, dell’Arizona, della Florida. Così come la distanza della Montara di più di 80 miglia da Timor non ha salvato le coste di quest’isola quando, nell’agosto del 2009, questa piattaforma ha preso fuoco e per 72 giorni ha eruttato petrolio nel mare.
Comunque, mappa petrolifera alla mano, le 5 miglia interdicono le attività petrolifere su meno del 10 % delle istanze e delle concessioni di ricerca e di estrazione, e Ombrina mare dovrà solo allontanarsi di 2-3 km per poter tranquillamente estrarre e lavorare il petrolio per più di vent’anni.
E le piattaforme già operative (attorno alle coste italiane, su un totale di 123 piattaforme, ben 26 rientrano nel limite di cinque miglia) verranno smantellate? Il comunicato parla di procedimenti autorizzativi in corso ma non fa cenno all’esistente. Purtroppo, temiamo che i sindaci di Pineto e di Silvi continueranno a rimirare le loro piattaforme anche se dentro il limite delle 5 miglia dalla costa e delle 12 miglia dal parco del Cerrano, e così quello di Casalbordino con le sue 5 piattaforme a 2 km. dalla costa. O saremo smentiti?
La profondità. Nei giorni scorsi è stato detto che in Adriatico non si trivella a 1500 metri di profondità ma a decine o, in alcuni casi, centinaia di metri. Sarebbe quindi una risata mettere un tappo in caso di fuoriuscita… Il pozzo Ixtoc I, nelle acque del Golfo del Messico, si trovava su un fondale di 50 metri e vomitò 3 milioni di barili di petrolio per 294 giorni. Tuttora, nella triste classifica degli incidenti più gravi, si trova nelle prime 4 posizioni.
Ma aspettiamo l’uscita del decreto per un’analisi più approfondita e per valutare la congruità dei proclami di salvaguardia dell’ambiente costiero e marino e delle economie che ivi sono insediate con le notizie di incredibili concessioni nella Sicilia sud-occidentale e, addirittura, in zona sismica su vulcani sottomarini nel canale di Sicilia.
È appena il caso di aggiungere che non è con questi pannicelli caldi, che a decreto pubblicato potrebbero anche essere tiepidi o freddi, che si salvaguarda l’Adriatico ed il Mediterraneo che, con i suoi 38 mg per metro curbo di catrame nel mare è il bacino più inquinato da idrocarburi del mondo ed è destinato ad esserlo sempre di più, proprio per le sue caratteristiche di mare “chiuso”, cioè quasi senza comunicazione con i grandi oceani, e la cui salute è affidata alle sue sole capacità di depurazione e alla preveggenza degli stati che su di esso si affacciano.
Bisogna ormai riconoscere, nell’ambito di un discorso di salvaguardia di tutto il bacino Mediterraneo, la specificità del nostro mare Adriatico che lo porta ad essere particolarmente a rischio e di fronte a cui occorre avere il coraggio delle scelte.
In Egitto, che in questi giorni è alle prese con un nuovo disastro da una piattaforma nel Mar Rosso, situata a quasi 100 km. dalla costa di Hurghada (Video), e che sta riversando petrolio su decine di km. di spiagge, il governo ha cercato di tenere nascosta la notizia per non infondere allarme sulla zona ad altissima valenza turistica. Ora però si sta seriamente considerando la decisione di ridurre il numero delle piattaforme operanti, a tutela del turismo e dell’ambiente.
Se può farlo l’Egitto perché non possono i nostri governanti?
E non hanno nulla da dire i nostri governanti del grande accordo raggiunto dalla BP (chi si rivede) e Gheddafi per nuove trivellazioni al largo della Libia, in acque profonde, da 1000 a 2000 metri?

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