17/02/09
ECHI IN TUTTO IL MONDO, E NON CERTO POSITIVI PER PESCARA, DEL COLLASSO DELLO HUGE WINE GLASS DI TOYO ITO A SOLI DUE MESI DALLA SUA INAUGURAZIONE
ARTICOLO DA:
http://www.primadanoi.it/modules/bdnews/article.php?storyid=19258
PESCARA. Si è trasformato in un vero e proprio caso internazionale che è finito sui giornali nazionali e sulle tv ed in un attimo è arrivato in Giappone ed in Australia, dove si trova Toyo Ito.
PESCARA. Si è trasformato in un vero e proprio caso internazionale che è finito sui giornali nazionali e sulle tv ed in un attimo è arrivato in Giappone ed in Australia, dove si trova Toyo Ito.
Il Wine glass di Toyo Ito che si rompe è una bella “rottura” un po’ per tutti. Per la ditta costruttrice, per il Comune, per la maggioranza di centrosinistra che dovrà risolvere questa nuova grana, per la città. Non sappiamo se l’opera porti davvero sfortuna come qualcuno dice ma certo sono molte le zone d’ombra ancora da chiarire.
Intanto la minoranza chiede di assumere provvedimenti urgenti e al vicesindaco di chiarire tutti gli aspetti legati al pagamento dell’artista e dell’azienda che ha realizzato l’opera d’arte, rendendo pubbliche le fatture.
Una operazione trasparenza che dovrebbe essere una cosa più che normale e che invece si trasformerà nell’ennesima battaglia politica.
Intanto sarebbe già in moto la macchina delle associazioni che starebbero studiando il caso per alcune azioni da proporre al Comune e non solo.
«Purtroppo sono costernato dalle ultime dichiarazioni della giunta comunale che continua a nascondersi dietro futili chiacchiere per non ammettere le proprie responsabilità in una vicenda gravissima», ha ribadito Albore Mascia (Pdl), «ieri ha ceduto un parallelepipedo alto 5 metri (non crollato per pura fortuna) voluto dal sindaco D’Alfonso e costato alla città 1 milione 100 mila euro, fondi in teoria erogati da privati, come sostiene l’assessore Marchegiani. Ma l’assessore forse dimentica che in cambio dei 770 mila euro sborsati dagli ex proprietari del cementificio, il Comune ha dovuto accettare la permanenza della stessa fabbrica a Pescara per altri 15 anni, cancellando ogni ipotesi di delocalizzazione, e questa condizione rappresenta il più pesante obolo pagato dalla città !!!».
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