19/07/10

CONTINUA L'ASSALTO DELLA PETROCELTIC ALLA NOSTRA COSTA

FONTE: http://www.no-petrolio-abruzzo.com/?p=2325

Continua l’assalto dell’irlandese Petroceltic alla costa adriatica. Questa volta in maniera ancora più ambigua i petrolieri hanno pubblicato l’avviso di richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale in Molise (l’unico annuncio su un quotidiano locale risale a un anno fa). Fatto sta che ci si è accorti di quanto stava succedendo troppo tardi per intervenire. La provincia di Chieti è riuscita ad ottenere una proroga e oggi scade anch’essa. Tutte queste informazioni le trovate approfondite sul sito della professoressa MariaRita D’Orsogna, anche questa volta a capo del coordinamento della produzione/raccolta delle osservazioni di contrarietà ai progetti.
Le nostre osservazioni le trovate qui
I progetti sono relativi alle aree  che vedete nella cartina (Fig.1) contrassegnate dalle sigle 493 BR-EL e 505 BR-EL Si tratta sempre del tratto di mare antistante la Costa dei Trabocchi, negli ultimi mesi presa d’assalto da Vega Oil, Petroceltic, Medoil, ecc.  La Petroceltic insiste nella richiesta di permessi di ricerca da effettuare con la discussa tecnica dell’air gun (la stessa , per intenderci, che sembra aver causato la morte dei delfini in Puglia lo scorso anno, come avevamo riportato in questo post) e continua a non saper/voler spiegare se, dove e con quali conseguenze andrà a trivellare i nostri fondali. Di nuovo, come già accaduto per le precedenti richieste, continua ad ignorare qual’è il percorso seguito fino ad oggi dalla comunità locale, l’economia su cui si essa si  basa e il suo modello sociale. Di nuovo, minimizza gli impatti ed è superficiale nella valutazione delle conseguenze, dimostrando di non conoscere l’Abruzzo e di non volerlo neanche conoscere.
Ci piacerebbe sapere perché un’impresuccia come la Petroceltic, senza troppa esperienza e senza solidità finanziaria, possa permettersi di minacciare tanto seriamente un modello di sviluppo consolidato. Gli oscuri collegamenti con la San Leon Energy, sollevati da L’Espresso qualche settimana fa, e quelli della San Leon con altre piccole società (come analizzato dall’articolo di Italia Oggi del 25 giugno)  tutte avviate in Italia nello stesso periodo (tra il 2005 e il 2008)  pongono inquietanti quesiti. Si tratta di casualità o c’è un vero e proprio piano a guidare quest’assalto alla diligenza? Chi e cosa si nasconde dietro questo bombardamento di pericolose richieste che sta affliggendo alcune regioni italiane? Quali intese e promesse hanno guidato le iniziative di queste compagnie?
Non avendo risposte dalla nostra Regione non speriamo certo di poter ricevere risposte dalle istituzioni nazionali e da una classe politica che sta facendo scientificamente  scempio del territorio (e non soltanto di quello).
Speriamo però nella reazione dei cittadini. Il disastro della Deepwater Horizon ha messo sotto gli occhi tutti la fine dell’era del petrolio facile. La perdita è ancora in atto e nessuno è in grado di calcolare la portata dei danni per l’ecosistema, la salute e l’economia locale. Il Commissario Europeo per l’Energia Oettinger ha raccomandato a tutti i governi responsabili di bloccare tutti i nuovi permessi fino a quando non saranno chiarite le cause e presi gli opportuni provvedimenti.
La Prestigiacomo da parte sua  annuncia il limite delle 5 miglia.  E questo la dice lunga su quanto il nostro governo sia lontano dal voler affrontare il problema. Queste sono manovre per spostare l’attenzione, trarre in inganno la gente e mettere a tacere il dissenso.
A tutti quelli che minimizzano le problematiche facendo appello al provvedimento del ministro Prestigiacomo e che ridicolizzano il dibattito dicendo che da noi non si scava alle profondità  del Golfo del Messico, ricordiamo che l’Adriatico è un mare quasi-chiuso e che un incidente anche minimo devasterebbe per sempre l’economia della costa.
Permettendo l’aumento degli impianti, delle piattaforme, dei pozzi, del traffico navale e autorizzando desolforatori a pochi chilometri dalla costa aumenterà esponenzialmente il rischio di incidenti e avveleneremo definitivamente il mare adriatico, con buona pace delle bandiere blu, delle vele e dei riconoscimenti che tanto piacciono agli amministratori (a giudicare da come se ne vantano) e che tanto piacciono a quei turisti che riempiono le strutture della costa e garantiscono quel po’ di lavoro che c’è ancora in Abruzzo.
Abruzzesi, approfittate dell’estate e godetevi il mare. Tra qualche anno potreste essere costretti a cambiare spiaggia o a ritrovarvi come a Pensacola Beach !!!!

11/07/10

Aquilani manganellati a Roma


Ai poveri Aquilani, disperati per il grande terremoto e la distruzione della loto città, giunti a Roma per manifestare pacificamente e farsi ascoltare dal parlamento della nazione, si tenta in ogni modo -incivilmente- di impedire di giungere davanti alla camera e senato, sottoponendoli a più riprese ad attacchi e colpi di manganello.... NON CI SONO PAROLE !!
Guardatevi bene le immagini, in larga parte desunte da televisioni locali, e guardate se vi sembrano in alcun modo riconoscibili quegli "aderenti di centri sociali" a cui qualcuno vorrebbe attribuire la responsabilità NON di scontri -PERCHE' TALI NON SONO STATI- ma di semplici attacchi delle forze dell'ordine ad un corteo complessivamente pacifico.

RINGRAZIAMENTI: TG8 del 6 luglio, TG8, TGMax, TGR-Abruzzo, TGLa7 del 7 luglio 2010, oltre a brevi spezzoni da TG5 e TG1.

03/07/10

Le 5 miglia della Prestigiacomo: piccole misure, grandi disastri

Le 5 miglia della Prestigiacomo: piccole misure, grandi disastri

This entry was posted sabato, 3 luglio, 2010 at 11:52

Off limits una fascia di 5 miglia per tutte le coste italiane. Prestigiacomo: «Colmato un vuoto normativo a difesa del nostro mare e dei nostri gioielli naturalistici»

Così titola il comunicato stampa del Ministero dell’Ambiente.
Il messaggio è lanciato, gli italiani possono tranquillizzarsi: il governo vigila sulle nostre coste, sul nostro mare e sui “gioielli naturalistici”, nessuna Louisiana è possibile da noi. Basta dimenticarsi dello scempio che quotidianamente si attua sui nostri beni ambientali e culturali.
Purtroppo, come ci insegna l’esperienza di questi anni di proclami mediatici a cui fa seguito il nulla o quasi, dato che il testo del decreto di riforma non c’è ancora, abbiamo cercato di leggere tra le righe di questo scarno comunicato cosa c’è almeno per il nostro Abruzzo.
Intanto, sbandierare il limite di 5 miglia (circa 9 km) come garanzia da qualsiasi disastro, significa dimenticare o fingere di dimenticare che il pozzo della Deepwater Horizon era collocato a circa 52 miglia e questo non ha salvato le coste della Louisiana, dell’Arizona, della Florida. Così come la distanza della Montara di più di 80 miglia da Timor non ha salvato le coste di quest’isola quando, nell’agosto del 2009, questa piattaforma ha preso fuoco e per 72 giorni ha eruttato petrolio nel mare.
Comunque, mappa petrolifera alla mano, le 5 miglia interdicono le attività petrolifere su meno del 10 % delle istanze e delle concessioni di ricerca e di estrazione, e Ombrina mare dovrà solo allontanarsi di 2-3 km per poter tranquillamente estrarre e lavorare il petrolio per più di vent’anni.
E le piattaforme già operative (attorno alle coste italiane, su un totale di 123 piattaforme, ben 26 rientrano nel limite di cinque miglia) verranno smantellate? Il comunicato parla di procedimenti autorizzativi in corso ma non fa cenno all’esistente. Purtroppo, temiamo che i sindaci di Pineto e di Silvi continueranno a rimirare le loro piattaforme anche se dentro il limite delle 5 miglia dalla costa e delle 12 miglia dal parco del Cerrano, e così quello di Casalbordino con le sue 5 piattaforme a 2 km. dalla costa. O saremo smentiti?
La profondità. Nei giorni scorsi è stato detto che in Adriatico non si trivella a 1500 metri di profondità ma a decine o, in alcuni casi, centinaia di metri. Sarebbe quindi una risata mettere un tappo in caso di fuoriuscita… Il pozzo Ixtoc I, nelle acque del Golfo del Messico, si trovava su un fondale di 50 metri e vomitò 3 milioni di barili di petrolio per 294 giorni. Tuttora, nella triste classifica degli incidenti più gravi, si trova nelle prime 4 posizioni.
Ma aspettiamo l’uscita del decreto per un’analisi più approfondita e per valutare la congruità dei proclami di salvaguardia dell’ambiente costiero e marino e delle economie che ivi sono insediate con le notizie di incredibili concessioni nella Sicilia sud-occidentale e, addirittura, in zona sismica su vulcani sottomarini nel canale di Sicilia.
È appena il caso di aggiungere che non è con questi pannicelli caldi, che a decreto pubblicato potrebbero anche essere tiepidi o freddi, che si salvaguarda l’Adriatico ed il Mediterraneo che, con i suoi 38 mg per metro curbo di catrame nel mare è il bacino più inquinato da idrocarburi del mondo ed è destinato ad esserlo sempre di più, proprio per le sue caratteristiche di mare “chiuso”, cioè quasi senza comunicazione con i grandi oceani, e la cui salute è affidata alle sue sole capacità di depurazione e alla preveggenza degli stati che su di esso si affacciano.
Bisogna ormai riconoscere, nell’ambito di un discorso di salvaguardia di tutto il bacino Mediterraneo, la specificità del nostro mare Adriatico che lo porta ad essere particolarmente a rischio e di fronte a cui occorre avere il coraggio delle scelte.
In Egitto, che in questi giorni è alle prese con un nuovo disastro da una piattaforma nel Mar Rosso, situata a quasi 100 km. dalla costa di Hurghada (Video), e che sta riversando petrolio su decine di km. di spiagge, il governo ha cercato di tenere nascosta la notizia per non infondere allarme sulla zona ad altissima valenza turistica. Ora però si sta seriamente considerando la decisione di ridurre il numero delle piattaforme operanti, a tutela del turismo e dell’ambiente.
Se può farlo l’Egitto perché non possono i nostri governanti?
E non hanno nulla da dire i nostri governanti del grande accordo raggiunto dalla BP (chi si rivede) e Gheddafi per nuove trivellazioni al largo della Libia, in acque profonde, da 1000 a 2000 metri?

UN COMMENTO DEL COMITATO ABRUZZESE DIFESA BENI COMUNI SULLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL 23 GIUGNO 2010 SULLA PETROLIZZAZIONE DELL'ABRUZZI

Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni

 
mostra dettagli 25 giu (8 giorni fa)

23 giugno – Finalmente a L’Aquila. Consiglio Regionale Straordinario sulla petrolizzazione d’Abruzzo.
Che dire? Ci viene in mente l’immagine del famoso bicchiere, mezzo pieno e mezzo vuoto. Dal momento che non vogliamo essere pregiudizialmente ottimisti né pessimisti cerchiamo di esaminare il contenuto del mezzo pieno e il contenuto che manca ma che avrebbe potuto esserci.
Cominciamo col dire che se si è arrivati a questo appuntamento è perché uno straordinario movimento di comitati, associazioni, singoli cittadini hanno portato alla luce questo problema, circa 3 anni fa, e con un lavoro duro, tenace ed intelligente, lo ha portato all’ordine del giorno. Rinviamo chi volesse approfondire il contenuto della discussione .............(continua sul nostro sito).

Alcune centinaia di manifestanti, nonostante la giornata feriale, hanno assediato pacificamente la sede del Consiglio Regionale mentre all'interno una ventina di delegati in rappresentanza delle associazioni, dei comitati e dei movimenti anti-petrolizzazione, hanno partecipato ad una giornata che segna indubbiamente un passo in avanti della nostra lotta. Una maggioranza chiaramente in difficoltà, che è costretta ad ammettere che il petrolio non può essere il futuro della nostra regione ma che, con la richiesta di approfondimenti sulla mozione presentata, riesce a rinviarne ad un prossimo consiglio la votazione.
Manteniamo alta la guardia e prepariamoci al prossimo appuntamento
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Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni
c/o Amici di Tortoreto
Via Terranova, 4
64018 Tortoreto (TE)
Tel. 08614730894, Fax 08614731196
E-Mail info@no-petrolio-abruzzo.com
www.no-petrolio-abruzzo.com

Spettacolo poco dignitoso quello del Consiglio Regionale straordinario sul petrolio svoltosi il 23 giugno 2010 a L'Aquila.

Spettacolo poco dignitoso quello del  Consiglio Regionale straordinario sul
petrolio svoltosi mercoledì scorso (23 giugno) a L'Aquila.  In discussione
 una RISOLUZIONE,(concordata con il movimento), presentata dai consiglieri
di minoranza che, una volta per tutte, avrebbe impegnato il Presidente e la
Giunta regionale a compiere azioni concrete per bloccare definitivamente il
processo di [...]
http://www.marelibero.net/2010/06/25/inchiodato/